Il diavolo e la gerla – Val d’Angrogna

Si dice che un tempo la val d’Angrogna avesse un aspetto decisamente diverso da oggi e che la trasformazione sia dovuta all’intervento del diavolo in persona!

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Questa valle laterale della val Pellice è oggi piuttosto stretta e aspra e i suoi sentieri di alta quota salgono per ripidi pendii rocciosi che spesso fanno venire il capogiro.
Nella preistoria, invece, la val d’Angrogna era formata da dolci colline, ricche di laghi e alberi. Gli uomini primitivi vivevano in grotte o in case costruite su palafitte, vestivano pelli e vivevano in semplicità, cacciando gli animali selvatici o raccogliendo i frutti che offriva loro la natura. Erano forti e fieri, non si spaventavano di nulla, nemmeno degli orsi e dei lupi che allora erano numerosi sul territorio.

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Un bel giorno il diavolo si trovò a passare di lì e, non potendo sopportare tanta serenità in quei cuori semplici, decise di terrorizzare i poveri abitanti della valle.
Decise quindi di assumere un aspetto semi-umano gigantesco e spaventoso, con tanto di corna verdi e piedi caprini. Portando con sé una grande gerla e una pala, con pochi balzi salì sull’altura che oggi conosciamo come il Grand Truc. I suoi passi fecero tremare il terreno e gli uomini si nascosero nelle grotte senza immaginare il tremendo destino che li attendeva. Il diavolo posò la gerla e canticchiando cominciò a spalare terra lasciando grossi buchi che possiamo vedere tutt’ora: la Founza e la Founza dar Freidour. Quando la sua gerla fu piena la rimise in spalle, ma per il peso iniziò a sprofondare. Con le sue grosse mani cominciò ad afferrare gli alberi, sradicandoli, e cercando di liberarsi dal terreno causò numerose frane, lanciando sguardi d’odio tutt’intorno. Le acque dei laghi, uscite dai loro bacini, si riversarono spumeggianti nella valle. Con i suoi piedi forcuti scavò sempre di più la terra, lasciando dietro di sé morte e distruzione.

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Riuscito finalmente a liberarsi, guardò dietro di sé e un sorriso soddisfatto apparve sul suo volto nel vedere che le dolci e verdeggianti colline si erano trasformate in una valle stretta e zigzagante, con un misero torrentello che si faceva strada incerto tra le rocce buttate alla rinfusa. Continuò così il suo cammino fischiettando ma, dopo pochi passi, si stufò di portare la pesante gerla, la rovesciò e sparì per andare a combinare qualche altra malefatta. Quella montagna di terra abbandonata dal diavolo, in mezzo alla pianura non è altro che quella che oggi conosciamo come la Rocca di Cavour. Anche nella leggenda delle Fate del Pra si racconta della formazione della misteriosa Rocca. Quale versione vi piace di più?

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Come arrivare qui
Da Pinerolo raggiungete Luserna San Giovanni con la Statale 161. Oltrepassato il paese svoltate a destra alla prima rotonda e seguite le indicazioni per Angrogna: non potrete sbagliare!

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