L’allocco della Ruà d’Aval – Angrogna

Ciao!
Oggi siamo tornati in Val D’Angrogna per un racconto di paura, ma sappiate che sul libro in cui l’ho letto viene anche riportato come, le persone che lo narravano, lo facessero in maniera divertita, insomma… credendoci molto poco!
Ci troviamo in una frazione vicino al Serre d’Angrogna, più precisamente alla Ruà d’Aval, dove molto tempo fa una donna si affrettava a raggiungere la casa di alcune amiche, per la tradizionale veglia serale, portando con sé il figlio neonato in una piccolissima culla.

Salendo su per il sentiero che conosceva come le proprie tasche, improvvisamente la donna avvertì una presenza alle proprie spalle e, girandosi, vide un allocco posato su un ramo che la fissava insistente. La madre rabbrividì perché si raccontavano cose strane su quegli uccelli… strinse il piccolo a sé e affrettò il passo, ma sentendo sempre svolazzare l’animale sopra di lei, proprio come se la inseguisse.
Improvvisamente un raggio di luna illuminò un ramo e l’uccello appollaiato sembrò gridare: “Douno-m’lou!” (ovvero “Dammelo!”)… la poveretta cominciò a correre, con le grida dell’allocco sempre dietro di lei… “Douno-m’lou! Douno-m’lou!”.

Finalmente giunse senza fiato a destinazione e, davanti alla porta della casa amica, all’ultimo grido dell’allocco la sciocca rispose in tono di sfida: “Pillho-t’lou!” (prenditelo, n.d.t.).
Una volta entrata raccontò ai presenti la vicenda e si rallegrò che il piccolo non si fosse svegliato nonostante la sua corsa, ma quando qualcuno alzò la copertina per controllare… tutti si accorsero che il neonato non c’era più!

Questa storia mi ha incuriosito per due motivi. Il primo è che, nel libro da cui ho tratto la storia, viene detto che la donna abitava alla Pouià, frazione che sta tra la Ruà d’Aval e Pount Aout, e se ricordate quest’ultimo luogo ci è familiare per una storia simile (leggila qui). Dobbiamo quindi pensare che in quella zona si credesse vivessero degli esseri che rapivano i bambini? Il secondo è che la cattiva reputazione dei rapaci notturni, la civetta sopra tutti, è ben nota: in tutto il folklore europeo questo animale è considerato messaggero di morte e udire il suo canto di notte segno certo di sventura. Non stupisce quindi che in questo antico racconto del terrore venisse scelto proprio un parente così prossimo della povera civetta come lugubre protagonista!

Come arrivare qui:
la strada per giungere alla borgata è vietata al transito nell’ultimo tratto.
Vi consiglio perciò di concentrarvi sulla frazione del Serre, dove si gode di una bella vista e da cui si possono fare diverse escursioni (cercate tra le mie avventure quelle con l’etichetta “Serre d’Angrogna”)… Dopotutto il significato stesso del luogo (“ruà” indica una borgata di grandi dimensioni, “d’aval” a sud, verso valle) ci fa capire che queste due frazioni sono strettamente legate tra loro!

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