Ecomuseo della pietra – Rorà

Ciao!
Oggi vi voglio portare in un luogo particolare delle Valli, facendo una breve passeggiata tra la storia e le storie degli abitanti di un paese che ha da sempre un legame davvero speciale con la montagna e il suo elemento per eccellenza, ovvero la roccia… oggi siamo all’Ecomuseo della pietra di Rorà!
Che cos’è un ecomuseo? Si tratta di un museo speciale, spesso all’aria aperta, che racconta la convivenza tra uomo e ambiente nata in un territorio particolare.

Qui vi mostrerò e parlerò della lavorazione delle celebri loze (o lose, lastroni di pietra impiegati ancora oggi per la copertura dei tetti o di pavimentazioni pubbliche e private), ma per scoprirne tutti i segreti non dimenticate di visitare anche il piccolo museo del villaggio.
Vi avevo già narrato del perché i rorenghi venissero (e vengano ancora!) chiamati brusapêre proprio in questo post, ma la montagna ha permesso loro di sopravvivere e stare al passo con i tempi soprattutto grazie allo gneiss lamellare, un particolare tipo di roccia durissima e argentea che impararono a lavorare con maestria.

La particolarità di questo luogo è che ci sono anche alcune installazioni a grandezza naturale ispirate agli antichi cavatori: sono in legno, non spaventatevi e non arrabbiatevi se non vi saluteranno!

Le fasi di lavorazione di questo materiale, conosciuto come Pietra di Luserna perché veniva immagazzinato in grandi quantità proprio in quest’altra località della Val Pellice, cominciavano con l’individuare -grazie a un occhio esperto- il filone di gneiss nel suolo per procedere poi a spaccare la roccia con degli esplosivi (instabili e pericolosi) realizzati dai cavatori stessi; oggi si usa la dinamite che rende il lavoro molto più veloce e controllato.
Avvenuta l’esplosione, se tutto era andato come si sperava ed il filone era emerso in superficie, si passava a distaccare dalla montagna le lastre di pietra… a mano con cunei e martelli, ovviamente! Come potete immaginare, si trattava di un lavoro lunghissimo e davvero duro.

La particolarità dello gneiss lamellare, da cui deriva il suo nome, è che tende naturalmente a spaccarsi in lastre (come potete vedere sulla roccia dietro di me): grazie anche alla sua durezza, diventa un materiale perfetto per la copertura di tetti e camminamenti!

Altro momento pieno di pericoli era il trasporto a valle delle lose: naturalmente più erano grandi, maggiore era il loro valore, ma anche più problematico era spostarle! Si potevano trascinare grazie ai muli con un sistema di traverse; ma talvolta venivano caricate su specie di slitte guidate dagli uomini che disponevano di pesanti staffe come unico sistema di frenata. L’introduzione dei mezzi motorizzati permise di rendere molto più sicuro il trasporto delle pietre a valle e, allo stesso tempo, dotò il paese di Rorà di un efficiente sistema stradale.

Ancora oggi una larga fetta dell’economia delle Valli deriva dallo sfruttamento delle molte risorse della montagna, non solo della pietra… il mio più grande augurio è che si possa sempre trovare il giusto equilibrio tra ciò che l’uomo deve prendere per poter vivere e ciò che la natura è disposta a regalare perché ciò avvenga!

Come arrivare qui:
lasciate Luserna San Giovanni, per imboccare la Strada Provinciale 162 verso Rorà. Seguite le indicazioni che vi porteranno sino in paese. Da qui proseguite per 300 metri quindi svoltate a sinistra in Via Fornaci, troverete l’Ecomuseo della pietra alla vostra sinistra dopo circa 850 metri segnalato come Cava del Tupinet – ecomuseo.

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