Gianavella – Luserna San Giovanni

Ciao!
Ci troviamo in un luogo chiamato un tempo Liorato e che da molti anni ormai è legato ad un leggendario personaggio storico valdese: oggi parliamo di Giosuè Gianavello.

Eccomi giunta alla Gianavella
Eccomi giunta alla Gianavella

Gianavello, il cui vero nome era Giosuè Gignous, nato nel 1617 da una famiglia valdese di Bobbio Pellice trasferitasi a Luserna (il ramo della famiglia Gignous da cui discende Giosuè era detta Janavel o Gianavello dal termine occitano “giavana” che significa “folta capigliatura” e con cui si intende il gufo reale) è conosciuto da molti con il soprannome di Leone di Rorà, piccolo paese montano della Val Pellice, e così chiamato per il coraggio dimostrato nello sfidare le truppe sabaude durante il periodo delle persecuzioni religiose.
Nel 1600, infatti, in Piemonte regnavano i Savoia -di fede cattolica- e nel 1655 il duca Carlo Emanuele II avviò un’azione militare per costringere i Valdesi delle Valli a cambiare religione.

Il pertugio scavato da Giosuè Gianavello
Il pertugio scavato da Giosuè Gianavello

Chi non accettava, veniva incarcerato o condannato a morte.
Nel periodo che è ricordato con il nome di Pasque Piemontesi (24 – 27 aprile) le truppe sabaude giunsero inaspettatamente nella Valle, rubando, distruggendo, uccidendo.
Di fronte a tutto ciò il contadino di 38 anni Gianavello, che abitava al Liorato e non aveva alcuna istruzione né preparazione militare, decise di opporsi e, assieme a pochi altri uomini al suo fianco, sfidò le truppe del Duca, aiutato dalla conoscenza delle montagne e dei boschi.

Il Liorato, i prati appartenuti a Gianavello
Il Liorato, i prati appartenuti a Gianavello

All’interno dell’abitazione, che oggi ha preso il nome di Gianavella, è stato costruito un buco nel muro: si dice che fosse stato Gianavello stesso a scavarlo per potersi così nascondere dai nemici.
Poiché sfidò il potere del Duca, venne messo al bando, considerato un fuorilegge e condannato a morte; per questo ancora oggi, i terreni dove Gianavello e i suoi compagni si nascondevano e che circondano la casa del Liorato (ed erano stati in parte dote della moglie Caterina), sono chiamati il Vallone dei Banditi.

Il nascondiglio scavato alla Gianavella
Il nascondiglio scavato alla Gianavella

Finalmente nel 1664, su richiesta dei Valdesi che desideravano tornare alla loro vita normale, vennero stipulate le Conferenze di pace e gli scontri ebbero fine.
Purtroppo Gianavello rimase un fuorilegge e venne condannato all’esilio: il 19 febbraio 1664 lui ed i suoi compagni lasciarono per sempre le Valli e l’Italia e si stabilirono a Ginevra, in Svizzera.
Morì di vecchiaia il 5 marzo del 1690, dopo aver scritto le “Istruzioni” usate dai Valdesi esiliati, e da lui ospitati in Svizzera, per tornare nelle Valli anni dopo.

Interno della casa di Giosuè Gianavello
Interno della casa di Giosuè Gianavello

Non abbiamo alcuna immagine di lui, solo la testimonianza resa alla polizia da un uomo che lo vide il 16 agosto 1663: “Gianavello è un uomo di statura media, piuttosto grande che piccola, con capelli ricci, corti, e barba neri, di sana corporatura. E sentii che tutti lo chiamavano Capitano Gianavello, ed erano tutti molto affettuosi con lui…”

Come arrivare qui:
raggiungete il centro di Luserna San Giovanni, in Val Pellice. Di qui, seguite le indicazioni per Rorà e in breve, dopo aver attraversato il torrente Pellice e oltrepassato l’abitato detto Luserna Alta, proseguite. Alla vostra destra vedrete un cartello giallo indicante “Gianavella”, seguite le indicazioni fino ad arrivare in loco.

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