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Oggi sono tornata nel comune di Angrogna (in Val Pellice) e più precisamente in località Arvura, per raccontarvi un fatto avvenuto qui e che sta a metà strada tra storia e leggenda.
Dobbiamo fare un salto nel passato, più precisamente nel 1686, periodo oscuro per le Valli perché allora martoriate dalle persecuzioni religiose contro i Valdesi.

A quel tempo, la già dura vita dei montanari era resa ancora più dolorosa dalle decisioni prese dai Savoia, la famiglia reale che governava allora tutto il Piemonte: essendo alleati della cattolica Francia, i re piemontesi non potevano infatti tollerare la presenza di sudditi protestanti e, dopo anni di violenze e soprusi, arrivarono a costringere i Valdesi delle valli a scegliere tra la conversione o l’esilio. Si trattava di abbandonare le proprie case e andarsene lontano, all’estero oppure di tentare di credere ad una fede che non si sentiva propria. Le persone non erano libere di dire apertamente che erano valdesi, ma neppure i vicini di casa cattolici potevano essere apertamente loro amici.
Tutti erano costretti a vivere nella paura e nell’incertezza, poiché le famiglie valdesi che rifiutavano di andarsene e di convertirsi venivano catturate e uccise, mentre quelle cattoliche erano costrette ad assistere a queste orribili scene senza potere fare nulla.

Nel 1686 tutta la popolazione di questa borgata viene uccisa. Solo due bambini che si sono nascosti tra i boschi si salvano e giurano che mai e poi mai si faranno prendere dai soldati che hanno sterminato la loro famiglia, i Rivoira. Trovano rifugio tra le rocce e vivono lì nascosti, cibandosi di erbe e bacche selvatiche, riuscendo a sopravvivere così per qualche tempo.
Nel frattempo, le zone che sono rimaste senza abitanti vengono popolate da famiglie cattoliche che ricevono in dono dal re i terreni appartenuti ai Valdesi; lo stesso accade anche qui.
Un giorno, la madre di una famiglia originaria di Mondovì stabilitasi nella vicina borgata di Buonanotte, vede aggirarsi nel bosco i due orfanelli sporchi, spaventati e diventati ormai magrissimi. La donna capisce subito che i piccoli sono dei valdesi sopravvissuti alle violenze e non esita a chiamarli per dar loro cibo e vestiti puliti. I bambini inizialmente sono spaventati, ma poi la fame è più forte della paura e seguono la donna in casa.

Qui vengono accolti dalla famiglia che li nutre, li ripulisce e li fa dormire in un comodo letto sotto calde coperte… I genitori sono però preoccupati che si sparga la voce dei due orfanelli valdesi che vivono sotto il loro tetto e, dopo essersi a lungo consultati, prendono la loro decisione.
Il giorno seguente convincono i piccoli che l’unico modo per avere salva la vita è trasferirsi in pianura ed essere allevati da una famiglia cattolica, come si usava fare allora.
Gli orfani però non si dimenticano delle Valli e, appena i Valdesi esiliati tornano tra le montagne dopo il Glorioso Rimpatrio e ottengono l’editto di tolleranza, i due salutano la famiglia acquisita e tornano nelle case dei loro padri per non andarsene mai più.
Infatti “Arvura” in patois non è altro che il nome Rivoira, nome della borgata, dei due orfani e di tutti i loro discendenti.
Come arrivare qui
dalla strada provinciale 161, tra i comuni di Torre Pellice e Luserna San Giovanni, imboccare alla rotonda la strada in direzione di Angrogna, seguite la strada principale sino alla piazza del capoluogo e superatelo imboccando la strada per la borgata Serre. Giunti qui imbccate la strada che sale a destra subito dopo il tempio valdese, in direzione borgata Buonanotte. Proseguite sino a quando la strada diventa sterrata e sarete arrivati in località Arvura.
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