La fata serpente – Piani, Prarostino

Eccomi qui, puntuale per l’appuntamento settimanale con una nuova storia per voi.
Questa leggenda è ambientata a Prarostino, un paesino della provincia di Torino che si trova tra la Val Pellice e Val Chisone, ma purtroppo non ci viene detto in quale luogo preciso. Mi piace, però, immaginarla in questo prato, in una località chiamata Piani, proprio al limitare di un boschetto, in cui di sicuro ancora oggi si nascondono le fantine, ovvero le fate.

Eccomi in un prato dei Piani
Eccomi in un prato dei Piani

Un giovane di Prarostino, molto povero, lavorava come bracciante presso dei contadini del posto. Il suo lavoro era molto faticoso, ma lui non se ne lamentava mai.
Un bel giorno, mentre lavorava in un campo perché era tempo di fienagione, vide vicino a un albero una bellissima ragazza che stava rivoltando il fieno con un forcone splendente. Era bionda ed esile, con la pelle chiarissima e dei capelli dorati che le scendevano con soffici onde fino ai piedi. Quando la vide si accorse subito che una bellezza così non poteva appartenere a questo mondo: era una fantina!
Il ragazzo in quattro balzi si avvicinò per vedere meglio quella creatura fantastica, ma lei, in un batter d’occhio, fuggì.
Al giovane non restò che continuare il suo lavoro, ma dopo qualche minuto ecco che la fata tornò per aiutarlo nel campo. Questa volta il ragazzo non cercò di avvicinarla, ma si limitò a osservarla da lontano.

Nei giorni a venire il contadino potè apprezzare sempre di più la compagnia della sua magica aiutante, che ora si azzardava perfino a fargli degli scherzetti per stuzzicarlo. Purtroppo, però, il periodo della fienagione finì e la fantina, con aria triste, diede la sua bianca e bella manina al giovane e gli disse “Addio”. Con uno slancio, il ragazzo le tenne la mano impedendole di andarsene, e pieno di emozione, rosso come un pomodoro, disse «Non andartene, mi sono innamorato di te!». Lei, turbata da quello che gli era stato rivelato così improvvisamente, disse al contadino: «Anch’io ti amo, però se stessimo insieme sarebbe la mia rovina. Noi fate non possiamo sposare gli uomini!». Sentite queste parole, al povero innamorato si spezzò il cuore e piangendo chiese alla fantina di ripensarci. La fantina allora gli disse «Ti amo troppo per lasciarti, ma se ti dico di sì, devi promettermi che per nessuna ragione al mondo mi chiamerai serpente!».
Il ragazzo, pieno di felicità, scoppiò in una gran risata. «Che assurdità! – pensò – hanno ragione i miei vicini a pensare che in tutte le fate c’è un po’ di follia!». Era proprio una strana richiesta, ma il ragazzo le fece la promessa.

Passeggio sulle rocce
Passeggio sulle rocce

Così, prima dell’arrivo dell’inverno, erano già sposati. La felicità della coppia era alle stelle e la magica creatura si dimostrò una moglie premurosa, dai gusti semplici e una gran lavoratrice. La loro contentezza fu ancora più grande quando nacque una bella bambina e subito dopo un bel maschietto. I due bimbi somigliavano incredibilmente alla madre, così biondi, slanciati ed eleganti.
Spesso il marito si dimostrò curioso sul passato della fantina e molte volte le fece delle domande sul posto da cui arrivava, ma lei non volle mai dire nulla. Pian piano, però, i gusti raffinati che la moglie aveva nascosto per adeguarsi alla vita semplice del marito vennero fuori con l’educazione dei bambini. Lei, infatti, li vestiva con preziose tuniche bianche, gli parlava solo in francese e loro non capivano neanche il dialetto che si parlava nel posto, e che parlava anche il loro papà. Era una mamma molto protettiva, e non lasciava che i suoi figli giocassero con i monelli del paese che si divertivano, secondo lei, in modo rozzo. Ben presto i vicini cominciarono a essere infastiditi da questi comportamenti altezzosi, e cominciarono a lamentarsene sempre più spesso col marito della donna.

Il boschetto dove si nascondeva la fata
Il boschetto dove si nascondeva la fata

Anche il contadino soffriva questo modo di fare che lo faceva sentire messo da parte, e qualche volta aveva provato a criticare il modo in cui la moglie allevava i figli. Per questi motivi, nonostante continuassero ad amarsi molto, nella famiglia scese un velo di tristezza.
Un giorno l’uomo venne preso in giro dalla gente del paese perché, secondo loro, si faceva mettere i piedi in testa dalla moglie. Tornando a casa si sentiva giù di morale, e vedendo che i bimbi erano nel prato, con le loro belle vesti luccicanti a inseguire le farfalle, chiamò la moglie, e in un attimo di rabbia, le disse «Vai a chiamare i bambini, devono aiutare anche loro nei lavori, sono solo dei fannulloni!».

Un bellissimo prato dove non ci si stupirebbe di veder ballare le fate!
Un bellissimo prato dove non ci si stupirebbe di veder ballare le fate!

Un tempo, dovete sapere, era normale per i bambini aiutare nelle faccende di casa fin da piccoli facendo spesso dei lavori faticosi. La donna si arrabbiò per il tono del marito e gli rispose con voce indispettita «Hai ragione, sono diversi da te, loro non sono volgari!». A quel punto l’uomo, nero di rabbia, le disse: «Non sei altro che un malvagio serpente!». Improvvisamente, proprio davanti ai suoi occhi, la mogli sparì. Per lui fu inutile cercarla per giorni, era scomparsa nel nulla, cosa che gli diede un dolore immenso. Stranamente, però, i bambini non sembravano soffrirne, e anche dopo giorni di assenza della madre, erano sempre in ordine, pettinati e agghindati come sempre. La cosa insospettì il papà, che a forza di insistere riuscì a farsi dire dai piccoli che loro andavano tutti i giorni a trovare la madre, che si trovava in una fessura in una roccia. Il mattino dopo, l’uomo andò nel luogo indicato dai figli, e in un primo momento non vide nulla. Aguzzando gli occhi, però, notò un serpente arrotolato che si godeva il sole del mattino. Non era un normale serpente: il suo dorso era cosparso di pietre preziose che risplendevano quando si muoveva. Sentendo avvicinarsi il contadino l’animale alzò la testa e, quando lo vide, fece un verso di sorpresa e dispiacere… L’uomo capì subito quel che era successo, e si ricordò della promessa fatta anni prima.
Ormai era troppo tardi, e per incantesimo sua moglie si era trasformata in un serpente!

Come arrivare qui:
 da San Secondo di Pinerolo imboccate la strada per Prarostino e proseguite per la Strada Provinciale 165 fino al capoluogo S. Bartolomeo. Non entrate nella borgata ma imboccate la strada ripida che sale verso la collina appena oltrepassati il cimitero (a sx) e il Faro della Libertà (dx). Imboccate via Piani e al primo incrocio girate a sinistra procedete per circa un chilometro e mezzo.

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