Quattro chiacchiere con Emanuela Genre

Ciao!
Oggi vorrei parlarvi di una persona che ho conosciuto qualche tempo fa grazie alla quale ho potuto visitare il Mulino comunale di Bobbio Pellice e, con il suo libro, scoprire l’affascinante mondo dei mulini.
Vorrei perciò presentarvi Emanuela Genre, autrice del volume “Chi va al mulino… Acque mulini e mugnai delle valli piemontesi” per Neos Edizioni, attraverso una bella chiacchierata!

Chi sei e che cosa fai?
Sono Emanuela Genre, laureata in Scienze geografiche e Antropologia Culturale (magistrale). Collaboro con il CeSMAP – Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica di Pinerolo e con il Museo Etnografico. Da qualche mese, con la cooperativa con cui collaboro per le visite guidate, abbiamo in gestione il mulino comunale di Bobbio Pellice.

Perché hai scelto proprio i mulini come oggetto delle tue ricerche?
Come tutte le passioni, si tratta qualcosa di assolutamente istintivo ed immotivato, perciò è difficile dire come sia nato questo mio interesse. Ricordo che già anni fa, quando vedevo un mulino, o anche solo un suo rudere, ne rimanevo affascinata e iniziavo a scattare foto. Da allora, l’interesse è cresciuto e ha trovato modo di esprimersi prima con la tesi di laurea magistrale, poi con il libro “Chi va al mulino…”

Che tipo di lavoro hai dovuto fare per scrivere il libro?
Innanzitutto dimenticare la tesi! A parte le battute, quella è stata il punto di partenza, l’ispirazione, ma poi ho dovuto usare le mie (poche) conoscenze sui mulini per ricominciare il lavoro quasi da zero. Per scrivere il libro, ho trascorso alcuni mesi portando avanti ricerche di due tipi: negli archivi comunali, per avere documentazione storica, e sul terreno, per raccogliere immagini.
Con i primi, mi sono abituata agli imprevisti e alle sorprese: così, ad esempio, poteva succedere di entrare in un archivio cercando documenti su un mulino specifico e uscire con notizie sull’ “adacquatore” o viceversa di cercare informazioni sulle cave da macine di un Comune e di tornare a casa con testimonianze di un mulino.
Il lavoro di ricerca sul campo, invece, può essere tanto entusiasmante quanto frustrante, soprattutto quando si cerca per ore per trovare… nulla! Però quando invece si riesce a scoprire un rudere mai visto, a dissotterrare una macina, la soddisfazione ripaga sempre di tutti gli sforzi!

Ci sono alcuni fatti curiosi che ti sono accaduti, relativamente al lavoro di ricerca per il libro o durante qualche visita, che puoi raccontarci?
Nel corso delle ricerche “sul campo”, più che fatti curiosi, direi una bella collezione di rovi alti due metri e di ortiche! A quel punto, dopo un po’ di graffi, ci si attrezza e si inizia a mettere nello zaino guanti, forbici e seghetti per farsi strada.
Ma il fatto più curioso che mi sia mai capitato è di aver bussato quattro anni fa alla porta di un municipio in cerca di materiale per una tesi di laurea e trovarmi ora con un un paio di colleghi a gestire proprio quel mulino!

Ringrazio Emanuela per il tempo che mi ha dedicato oggi e in occasione della visita al Mulino di Bobbio Pellice; se foste interessati anche voi a farvi accompagnare alla sua scoperta potete contattare Emanuela 347 0191152, Jane 331 9629983 oppure scrivere a mulinodibobbio@gmail.com
Se invece voleste conoscere Emanuela di persona, potete andare a sentire le sue prossime presentazioni del libro venerdì 3 agosto presso il Museo del Costume di Pragelato e sabato 4 agosto a Rorà!

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